Il Metodo MILAN stimola e genera domande, valori, progetti e itinerari nuovi. Non insegna metodi, ma insegna a ricercare e a discutere in maniera critica attorno ad essi, in ogni campo d'applicazione, per poi tradurli in metodi operativi.
Uno dei criteri fortemente significativi del "come fare formazione" e di una aggiornata metodologia è quello che punta ad una buona capacità di relazioni umane e didattiche.
La finalità primaria consiste innanzitutto nella promozione del benessere generale del giovane atleta e nello stesso tempo nell‘acquisizione delle abilità tecnico-tattiche, motorie e socio-relazionali proprie della disciplina sportiva.
Sviluppare il bambino nella sua globalità attraverso la pratica sportiva richiede allora capacità di analisi e di programmazione di interventi che tengano conto di tutti i fattori in gioco nel contesto Scuola Calcio, in stretta connessione con il suo territorio di appartenenza.
Ogni giovane atleta è parte di una rete affettiva e relazionale da cui non si può prescindere e che costituisce un tratto originario della sua personalità.
Riconoscere ciò è il primo passo per sviluppare la persona nella sua globalità attraverso la pratica sportiva e il potenziamento delle sue abilità tecniche. Diventa significativo quindi individuare i bisogni, le motivazioni, le fasi e i principi di apprendimento che caratterizzano l’intero processo educativo e il contesto in cui si colloca l’intervento tecnico.
Il successo di un’esercitazione tecnica dipende dall’esperienza complessiva che il giovane compie in una data situazione, ovvero dalla relazione tra il giovane atleta e l’azione pratica.
Il principale mezzo educativo utilizzato è il gioco in forma ludica, perché ci permette di perseguire più obiettivi: un gioco non ha una sola chiave di lettura, a seconda delle caratteristiche di come viene condotto lo scopo finale può variare. Il gioco come strumento educativo sviluppa: